Una giornata qualsiasi nel nostro negozio:
“Buongiorno”
-“Buongiorno, prego”
“Avete il Kukicha, il tè dei tre anni?”
-“Come, scusi?”
“Scusate, non so se l’ho pronunciato nel modo corretto, il Kukicha il tè dei tre anni, quello tostato…”
-“Mi scusi signor/a, ma non esiste nessun Kukicha il tè dei tre anni, intende forse il Bancha?”
“No, no proprio il Kukicha, lo acquisto sempre”
Potremmo continuare all’infinito……
Buongiorno a tutte/i voi, il post di oggi “chiarire per capire” serve appunto per capire come sono composti i tè Giapponesi, vi invitiamo a scaricare l’immagine in intestazione (tasto destro del mouse, salva immagine….) e di tenerla aperta con il vostro programma.
Come potete vedere i tè Giapponesi si dividono in due grandi famiglie “A” e “B”, cioè si dividono in funzione della coltivazione, “A” i tè d’ombra (cioè le piante vengono coperte con dei teli ombreggianti) e “B” i tè coltivati in pieno sole.
Da queste due grandi famiglie si ricavano le varie tipologie di tè, oggi chiariremo che non esiste nessun Kukicha dei tre anni.
Iniziamo con il dire che molti die tè Giapponesi sono formati da due parole, in questo caso Kuki – Cha e Ban – Cha, dove la prima parte identifica la derivazione del tè e la seconda parte (cha) vuole proprio dire tè.
KUKICHA : il significato sarebbe “gambo tè” o “ramoscello tè” ed è costituito dalle frazioni di stelo del Gyokuro e Sencha unito alle foglie di quest’ultimo. Il kukicha è rigorosamente fatto con gli steli prodotti dalla raccolta di una gemma e tre foglie. Da queste semplici indicazioni potete ben capire che il Kukicha non può essere un tè che costa poco e nemmeno un “il tè dei tre anni”.
Kukicha
BANCHA: il significato sarebbe “tre anni tè”, cioè un tè che viene raccolto da piante vecchie (produzione ormai superata) o l’ultimo raccolto del Sencha (produzione odierna). Il tè che si ricava è un tè leggero e comune in Giappone, la produzione è elevata ed il costo è basso. Alcune tipologie di Bancha, normalmente le più basse, possono essere tostate in padelle o forni. Il tè che si ricava si chiama Hojicha (arrosto tè).
Hojicha
Fino a questo punto non vi è traccia di un kukicha di tre anni e tostato.
Qualcuno di voi potrebbe dire, osservando la foto all’inizio, “ma io vedo un collegamento che porta dall’Hojicha al Kukicha”. Bene, se notate quel collegamento è tratteggiato. Il tratteggio significa due cose importanti, la prima è che gli scarti (se presenti) dell’Hojicha non vengono buttati via ma venduti, la seconda è che vengono esportati ad un prezzo irrisorio e con il nome Kukicha. In realtà il sottoprodotto dell’Hojicha ha un nome ben preciso in Giappone e cioè Hoji Boucha (tè bastone arrosto) e che, come potete vedere dalla foto, è nettamente diverso dall’Hojicha.
Hoji Boucha
Per quanto riguarda il contenuto di teina, il Kukicha è sicuramente il tè che ha un bassissimo contenuto di questa sostanza.
Per quanto riguarda la temperatura ed i tempi di infusione, segnaliamo che sono tutti tè verdi. Quindi una temperatura compresa tra i 70° e gli 80° con più infusioni tutte di breve durata (massimo 1 minuto). Non si deve effettuare nessuna bollitura di questi tè.
Altra considerazione importante è che questi tè (ad esclusione del Bancha) difficilmente arrivano in Occidente, quindi quando acquistate un tè Kukicha di tre anni tostato chiedetevi dove possa essere prodotto. La produzione dei tè in Giappone è riservata quasi esclusivamente per la domanda interna, quindi la percentuale di esportazione è veramente bassa.
Speriamo di avere chiarito alcuni aspetti di questi importanti e favolosi tè Giapponesi.
5 Responses
Salve. Trovo l’articolo interessante, ma non chiarificatore. Tutti i tè kukicha venduti in farmacia, erboristeria, ecc. da case molto note come “Il fior di loto”, “La finestra sul cielo” e così via, recano la dicitura “Kukicha – tè dei tre anni” e voi dite che proprio in questi casi dovremmo chiederci dove viene prodotto. Dite anche che l’esportazione dal Giappone di questi prodotti è molto limitata. Dunque, a questo punto, sorgono spontanee due domande. Che cosa abbiamo comprato e consumato finora ? Esistono tè giapponesi di qualità nel nostro paese ? Il vostro articolo inizia con un promettente “facciamo chiarezza”, ma la sua sostanza, per contro, riesce solo ad alimentare dubbi di ogni genere. Credo, dunque, sia vostro dovere verso i lettori essere più espliciti e dettagliati. Diversamente, argomentazioni del genere perdono qualsiasi oggettiva motivazione.
Buongiorno e grazie per il suo riscontro. Occorre fare alcune considerazioni sul problema del tè (in genere) in Italia. Il tè (parlo di tè neri o verdi puri) non è proprio la bevanda che viene apprezzata in Italia, sarà perchè facciamo colazione con caffè e cappuccini, latte macchiato o marocchino, spremute o yogurt, ma non conosco molte persone che ne fanno un uso quotidiano. Le tipologie più vendute sono le tisane e gli infusi alla frutta, poi qualche tè verde ma solo se è aromatizzato (se è puro è troppo “amaro”). Ovviamente con queste premesse non c’è la possibilità di avere una “cultura” adeguata sul tè. Per capire il tè bisogna bere il tè, e molto anche….
Per quanto riguarda il Giappone, si deve considerare che circa il 90% del tè prodotto in questo paese viene venduto in Giappone. Ai Giapponesi non interessa il mercato straniero per i loro tè, se poi lo vogliono allora si deve pagare il giusto prezzo, quindi non si possono trovare tè Giapponesi ad un basso prezzo. Molto spesso sono imitazioni (anche buone a volte) prodotte in Cina o altri paesi Asiatici.
Purtroppo anche per il tè vale la logica del mercato, se ha un basso costo allora si vende. Questo a scapito di qualità e informazione. Se voglio bere un Bancha o un Sencha Giapponese pretendo che venga dal Giappone e pago il giusto prezzo per averlo, non mi accontento del Bancha o Sencha Cinese che costa meno, non è la stessa cosa, ma alle persone basta che sia scritto Bancha o Sencha, non importa il paese di produzione. Questo per mancanza di informazione e anche di “voglia” di conoscere questa bevanda.
Chissà il perchè non è così per il vino…..
Evidentemente la signora venuta in negozio ha scambiato la definizione data al Kukicha dal padre della macrobiotica George Ohsawa, di “tè di tre anni” pretendendo che tutti ne conoscano l aneddoto o che ci siano letteralmente rametti di Kukicha invecchiati 3 anni all erboristeria dietro casa. Non farei paragoni di alcun tipo con il vino, non solo né siamo produttori dall antichità ma negli ultimi 40 lo facciamo anche bene.
scusate l’ignoranza ma sono anni che bevo te’ kukicha bio e Hojicha bio giapponese comprato da Natura Si marca Arche. 10 filtri poco meno di tre euro…che significa????
Buongiorno e grazie per avere commentato. Premetto che noi non siamo quelli che diciamo se un tè di quella o quell’altra marca è buono o meno, vanno fatte in ogni caso alcune considerazioni. Intanto bisogna considerare la tipologia di filtro che Lei acquista, sacchetto o piramidale? Se il filtro è quello classico in sacchetto è d’obbligo sapere che il tè viene tritato finemente per consentire alla macchina di lavorare nel modo adeguato. In questo caso non si ha un tè di qualità, anche se partissimo da un tè di qualità all’inizio, il fatto di tritarlo fa perdere tutto il gusto ed il sapore, uscirebbero solo i tannini presenti naturalmente nel tè. Se il filtro fosse piramidale andrebbe sicuramente meglio ma in ogni caso bisognerebbe spezzare le foglie del tè per consentire alla macchina di lavorare nel modo adeguato. In questo caso i tannini sarebbero inferiori e il tè sarebbe migliore del precedente. Occorre anche considerare il prezzo in rapporto al peso, quindi per ogni bustina si mettono circa 2 grammi di tè al costo di 30 centesimi l’una, da un totale di euro/kg 150,00. Ora deve fare Lei le dovute considerazioni. Grazie e buona giornata.